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Intervista a Francesco Pira e Raimondo Moncada. Autori di "Fake News"

Intervista a Francesco Pira




Cosa le ha dato l'idea per questo libro?

In realtà l'idea per questo libro è nata durante una chiaccierata che abbiamo fatto durante un festival chiamato Caos a Canicattì nel 2019. Raimondo mi ha detto "Sai, tu ti sei occupato di fake news come docente universitario, hai fatto una serie di ricerche sul fenomeno, e io ho scritto bufale grossissime, talmente grosse che sembrano inverosimili". E allora da lì è nata l'idea di fare questo libro. Io per parte divulgativa, lui dove racconta queste cose stranw, buffe e incredibili.Io ho fatto ricerche per cercare di comprendere il fenomeno e cercare di capire come mai le fake news hanno molta incidenza e riescono a essere credibili


Secondo lei perchè i giornalisti fanno fake news?

Ma non sono i giornalisti che le fanno. Le fake news vengono prodotte da industrie vere e proprie. Addirittura si dice che ci siano degli stati dietro queste industrie di fake news , che servono a inquinare tre settori della vita sociale: l'economia, la scienza e la politica.


E a quale scopo?

Allo scopo di danneggiare scienziati. Di danneggiare economisti, l'economia degli stati o soggetti politici che possono essere avversari.


Scrivendo questo libro a cosa miravate?

Ce ne accorgeremo se poi il libro si venderà, ma prima di tutto miravamo a far capire a tante persone che esiste il "problema fake news", e che è un fenomeno molto diffuso.


E pensa che sia un feonomeno molto grave?

Sì, penso di sì.


Avete incontrato difficoltà a scrivere questo libro?

No, assolutamente no. È stato un lavoro molto bello, e il libro ha la prefazione di un grande giornalista che è anche un grande professore universitario e il direttore della "Voce di New York". Si chiama Stefano Vaccara. La sua prefazione ci ha permesso di far conoscere di più il libro, di cui addirittura è stato pubblicato un articolo negli Stati Uniti.


Lei è soddisfatto del libro?

Di questo libro mi ritengo soddisfatto, anche se è vero che, quando leggi l'ultima bozza e poi dai il via alla stampa, pensi sempre che qualcosa in più la potevi aggiungere, però a quel punto il libro sta già andando in stampa.



Intervista a Raimondo Moncada



Lei con questo libro spera di insegnare a riconoscere le false notizie?

Diciamo, lo scopo è dire. Non insegnare, ma dire alle persone "non condividete", "non commentate immediatamente le false notizie, ma state attenti", "pensate almeno dieci secondi prima di condividere e commentare".Altrimenti la falsa notizia crea un danno al sistema democratico, al sistema economico e istutuzionale. E il danno è enorme.


Della serie, "Uomo avvisato, mezzo salvato"?

Uomo avvisato, mezzo salvato. Non rendiamoci complici di chi crea per scopi dannosi le false notizie.


Come è proceduto lo sviluppo del libro?

L'idea nasce da me nel 2018. Avevo cominciato a scrivere sul cellulare. Io sono un frequentatore dei social, e ispirato dalle false notizie, ho cominciato a scrivere nei ritagli di tempo. Poi al gennaio del 2019 mi sono incontrato con Francesco Pira e l'editore Antonio Liotta a un Festival della Letteratura a Canicattì.Ne abbiamo parlato, ne abbiamo discusso, e lì è scoccato l'"amore" fra me e Francesco, ed è scoccata anche l'idea di sviluppare un lavoro a quattro mani.


Lei cosa pensa del tempo che la gioventù trascorre sui social network?

Diciamo che non c'è niente di male, però bisogna, soprattutto da parte degli adulti, che sia un uso più consapevole. Perchè a volte – e lo vedo anche su di me – noi entriamo nei social network per ammazzare il tempo. Invece di prendere un libro, che è una lettura sana, prendiamo lo smartphone ormai per rilfesso condizionato. Entriamo sui social e socrriamo, facendo scorrere pure il tempo, non badando neanche a quello che sitamo leggendo.


Un uso utile che si potrebbe fare dei social è usarlo per imparare le cose. Lei che ne pensa?

Questo è uno degli scopi nobili dei social, perchè mettono in rete, in collegamento, in comunione, ormai milioni e milioni di persone, per non dire miliardi, in tutto il mondo.Il problema è che il "male", le brutte notizie, e anche le brutte "false" notizie, hanno una presa maggiore sugli utenti. Si sviluppano più rapidamente delle notizie belle.Putroppo c'è questo risvolto negativo dei social.

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© Sarah Troullier 2020

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